La percezione delle condizioni economiche degli italiani
Sondaggi - lunedì 1 Luglio, 2013
Un lustro di crisi sta mettendo a dura prova le famiglie italiane. Non passa giorno in cui categorie economiche, sindacati, associazioni di consumatori non denuncino le difficoltà crescenti delle famiglie e un progressivo calo dei consumi. I centri di accoglienza della Caritas vedono aumentare il numero di famiglie italiane (e non più solo immigrati) che si recano nei loro uffici per ricevere un sostegno economico.
Si fanno più frequenti le presenze di organizzazioni caritatevoli che, alle porte dei supermercati, raccolgono viveri per le famiglie bisognose. Come per il sistema produttivo, però, le difficoltà delle condizioni economiche non sorgono solo negli ultimi anni. Parallelamente (e conseguentemente) alla stagnazione della produttività, anche le spese delle famiglie per i consumi hanno volato basso. Nel periodo pre-crisi (2000-2007) sono cresciute complessivamente del 5,3%, mediamente lo 0,7% l’anno. Ma con l’avvio della crisi e fino al 2011 sono diminuite dell’1,3% (Istat). Secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il 2012 si è chiuso con un pesantissimo -4,3% e l’anno in corso si assesterà sul -1,7%. Insomma, un bollettino assai negativo su cui hanno sicuramente pesato le misure urgenti per il rientro dal deficit imposte al nostro Paese dagli organismi europei e internazionali, la cui effettiva efficacia oggi è oggetto di ripensamento da quegli stessi attori.
Rispetto agli altri paesi europei che hanno dovuto realizzare operazioni di rientro, l’Italia finora ha generalmente saputo reggere meglio l’impatto delle diverse misure fiscali e dei tagli, in virtù soprattutto di un minor indebitamento delle famiglie e di una loro maggiore solidità patrimoniale. Tuttavia, le scelte di riforme strutturali non avviate negli anni addietro, hanno fatto venire al pettine contemporaneamente tutti i nodi irrisolti. I segnali di una ripresa economica non s’intravvedono e ciò alimenta un clima di incertezza e di sfiducia che induce le famiglie a contenere il più possibile le spese e i consumi.
Anche solo questi dati spiegano la necessità e l’urgenza di avviare misure che sostengano una ripresa della domanda interna, poiché non possiamo vivere contando soltanto sulla capacità delle nostre imprese di essere presenti sui mercati esteri. Va ricordato, infatti, che se l’export offre performance positive, tuttavia la grande maggioranza del sistema produttivo ha dimensioni assai contenute (9 su 10 hanno meno di 10 dipendenti) e opera su un mercato domestico, dove il concetto di domestico ormai abbraccia anche l’Europa. E se la domanda interna non riparte velocemente, le difficoltà sono destinate ad aumentare.
Questo lungo periodo di mancata ripresa economica, ha visto le famiglie impegnate in un’oculata gestione dei propri risparmi e dei consumi. Dunque, sono state rimodulate le strategie di spesa, ma per cercare di mantenere gli standard di status raggiunti si sono attinte le risorse accumulate negli anni precedenti. Tuttavia, se si continua ad erodere quanto accantonato senza avere la capacità di ripristinarlo in modo adeguato, i rischi di una deprivazione relativa aumentano notevolmente.