Indagine LaST: la fiducia nelle Istituzioni


Osservatori - lunedì 29 Maggio, 2017

Dubbio e pre-giudizio sono due tratti che spesso qualificano i nostri atteggiamenti di fronte agli eventi. E determinano le nostre valutazioni, al di là della oggettività dei fatti. Come se avessimo sviluppato degli “anticorpi” che ci fanno dubitare e diffidare rispetto a ciò che ci circonda, a prescindere. Per dirla col noto aforisma di Giulio Andreotti, “a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. La nostra vita quotidiana è costellata di news. E, talvolta, anche di fake news, notizie false. Sommersi da una simile valanga di informazioni, inevitabilmente (e inconsciamente) siamo spinti a erigere una sorta di barriera difensiva, che ci porta a prendere le distanze da un coinvolgimento eccessivo. A dubitare della veridicità dei fatti o della spiegazione che viene fornita. A catalogarle con un pre-giudizio, appunto. Non è un atteggiamento esclusivo della nostra epoca, ma certamente aumenta e si propaga in modo più rapido in virtù della diffusione delle nuove tecnologie della comunicazione.

Web e social network rimpallano di continuo notizie e informazioni, cui possiamo accedere individualmente, in un’operazione di aggiramento (oggi si usa dire “disintermediazione”) dei canali tradizionali che in qualche modo filtravano e selezionavano precedentemente i contenuti: famiglia, associazioni, quotidiani, figure autorevoli… Se alle nuove tecnologie aggiungiamo la grande quantità di trasmissioni denuncia, talk show urlanti e l’uso dei social come sfogatoio, possiamo intuire come l’immaginario collettivo sia abitato da orientamenti disfattisti oltre misura. Così, fatalmente, vengono poste le premesse per intaccare uno degli aspetti fondamentali della coesione sociale: la fiducia generalizzata, nei confronti dei vicini, della comunità in cui siamo inseriti, delle istituzioni che ci governano. Al punto che oggi sembra prevalere la s-fiducia, e non solo verso la politica. Quale sia il sentimento della popolazione verso alcune istituzioni, e come sia mutato nel tempo, è l’oggetto dell’ultima rilevazione di Community Media Research. Se non c’è dubbio che in generale gli italiani guardino alle istituzioni con distacco e prevalga un orientamento di sfiducia, ciò non di meno l’esito presenta alcune significative articolazioni e qualche mutamento nel tempo. In primo luogo, solo due entità fra quelle proposte ottengono un apprezzamento positivo dalla maggioranza degli interpellati. Le Forze dell’Ordine (64,7%) e il Presidente Mattarella (51,2%) sono le uniche istituzioni a superare la soglia del 50%. Se quest’ultimo, rispetto allo scorso anno, ottiene un consenso analogo (-0,7% rispetto al 2016), le prime accrescono ulteriormente il loro primato (+5,0% rispetto al 2016). Seppure in modo diverso, ambedue le entità rispondono a una domanda di sicurezza e stabilità. Con un processo di trasformazione ormai ultraventennale del nostro sistema politico – e tuttora incompiuto – il Presidente della Repubblica rappresenta un elemento di garanzia, custode dei valori costituzionali: una figura di riferimento e di richiamo alle regole condivise. Le Forze dell’Ordine, a fronte dell’insicurezza dettata da attentati terroristici e rapine, costituiscono un elemento di tutela fondamentale. Soprattutto è mutata la loro immagine nel tempo. Non solo accresce di consenso, ma si svelano quale elemento di tenuta del tessuto sociale: basti pensare al loro utilizzo protettivo nelle città, a sostegno delle popolazioni colpite da eventi naturali o alle missioni di pace. È interessante osservare, però, come non tutte le istituzioni che afferiscono alla dimensione di garanzia e difesa dell’ordine ottengano un medesimo apprezzamento. La magistratura, ad esempio, si colloca al 4° posto della classifica (39,8%) e in significativo calo (-9,4%) rispetto al 2016, seguita dallo Stato (27,9%) sebbene quest’ultimo ottenga una maggiore attribuzione di fiducia rispetto allo scorso anno (+8,5%) e superi di poco un’istituzione simbolica come la Chiesa (26,0%, anch’essa in crescita rispetto allo scorso anno: +4,4%). Dunque, la fiducia in chi ci tutela è affidata alle Forze dell’Ordine, assai meno a chi amministra la giustizia e allo Stato. Un’analoga differenziazione la possiamo scorgere nell’ambito della politica. Oltre la Presidenza della Repubblica, non vi sono istituzioni politiche che ottengano un apprezzamento elevato presso la maggioranza degli italiani. Seppur con un apprezzabile 40,9% di consensi, l’UE si colloca al 3° posto. Stabilmente in fondo alla graduatoria, e ben distanziati, troviamo il Governo (22,1%, +0,3% rispetto al 2016) e il Parlamento (7,4%, +1,8% rispetto al 2016). Sommando le opinioni espresse, è possibile calcolare un indice di fiducia che individua tre profili. Il gruppo prevalente è rappresentato dagli “esitanti” (48,5%): sono quanti esprimono una fiducia convinta verso alcune entità, ma sono molto scettici verso altre, realizzando così un gioco a somma zero. È interessante osservare come questo assieme sia in crescita rispetto allo scorso anno (+11,2%), denunciando così un miglioramento del clima generale. Il secondo gruppo è costituito dai “diffidenti” (44,1%) ed è composto da chi nutre una profonda sfiducia verso quasi tutte le istituzioni. Un novero di assoluto rilievo, ma in calo rispetto al 2016 (-8,2%). Largamente minoritario, invece, è l’insieme dei “fiduciosi (7,4%) che attribuiscono a quasi tutte le entità una sicura fiducia, quota analoga al 2016 (-3,0%). Dunque, la popolazione guarda alle istituzioni in modo selettivo e polarizzato attorno a due entità principali: le Forze dell’Ordine e il Presidente Mattarella. Esprimono un’elevata fiducia verso chi tutela l’ordine e chi è garante della tenuta del sistema politico. È una stima elevata e, come dimostra l’indice sulla fiducia, mediamente in leggera crescita rispetto allo scorso anno, frutto plausibilmente di un clima meno rovente sotto il profilo economico e dei consumi. Tuttavia, non è una fiducia generalizzata, che investe l’intero panorama istituzionale. Soprattutto, continua ad avere un sistema politico “in-credibile”.

Daniele Marini

Nota metodologica

Community Media Research realizza l’Indagine LaST (Laboratorio sulla Società e il Territorio) che si è svolta a livello nazionale dal 6 al 12 aprile 2017 su un campione rappresentativo della popolazione residente in Italia, con età superiore ai 18 anni. Gli aspetti metodologici e la rilevazione sono stati curati dalla società Questlab. I rispondenti totali sono stati 1.655 (su 14.103 contatti). L’analisi dei dati è stata riproporzionata sulla base del genere, del territorio, delle classi d’età, della condizione professionale e del titolo di studio. Il margine di errore è pari a +/-2,4%. La rilevazione è avvenuta con una visual survey attraverso i principali social network e con un campione casuale raggiungibile con i sistemi CAWI e CATI. Documento completo su www.agcom.it e www.communitymediaresearch.it